Thiago mi ha appena telefonato. Quel pazzo si è preso una settimana libera dal lavoro ed è salito sul primo volo da Rio de Janeiro per Ginevra. Stamattina ha noleggiato una macchina e dovrebbe essere qui per l’ora di pranzo.
David sembra ormai sentirsi a casa dopo le sue due prime settimane in Italia. Non pare nemmeno che venga da un posto così lontano come la Nuova Zelanda a vederlo seduto nel mio salotto mentre cerca un arrangiamento per Jumping Jack Flash.
“E gli amici? Come la mettiamo con gli amici?”
Questa domanda mi è stata rivolta molte volte quando mi stavo per mettere in viaggio e, se devo essere sincero, la questione mi ha preoccupato un bel po’.
La paura che un mio allontanamento mettesse a rischio le mie preziose relazioni è stata una delle più difficili da superare.
Sin da quando ero ragazzino ho sempre sostenuto che alcuni sentimenti come “l’amore e l’amicizia sono immuni alle leggi del tempo e dello spazio”. Tuttavia, il dubbio che questa idea fosse solo il romanticismo di un giovane ometto ha resistito fino alla prova dei fatti.

Io e David_Te Atatu Peninsula_Auckland_New Zealand
C’è una precisazione da fare a quello che sto per dire: non tutte le relazioni sono immuni alla distanza. Precisamente quelle che tendono a sbiadire, talvolta fino a scomparire del tutto, sono quelle che si basano sulla consuetudine. Se è vero che un rapporto nasce nella sfera fisica (ci si incontra, ci si parla, ci si conosce) e ha bisogno di essere coltivato attraverso i rituali della frequentazione, è anche vero che, una volta che si è radicato nel profondo, lo stesso rapporto si libera dalla necessità della fisicità.
Per farla breve, per quella che è la mia esperienza, il giovane ometto aveva ragione. Sottoposte alla prova dell’allontanamento, non solo tutte le relazioni importanti sono rimaste tali, ma alcune sono persino migliorate. Rivedere i vecchi amici dopo mesi o persino anni non è stato come me lo aspettavo. Quando ho incontrato qualcuno che ha messo radici profonde dentro di me, anche dopo tanto tempo, è sempre stato come se non ci vedessimo da qualche giorno.
Mi piace pensare che, quando le persone le portiamo nel cuore, non sono mai veramente distanti.
E poi, vuoi mettere rivedere i vecchi amici e avere mesi e mesi di avventure e di esperienze da scambiarsi?
Magari la quantità di tempo dedicata a quella relazione è diminuita ma, una volta che va aldilà del carattere di necessità fisica e affettiva, un’amicizia ne guadagna in qualità.
L’amicizia è un’altra di quelle cose che la libertà non può far altro che migliorare.
Poi ci sono le relazioni che soccombono alla distanza e indovina un po’… Sono proprio quelle più superficiali: quelle basate su un bisogno di affettività (tuo, altrui o entrambi), o, peggio, basate sull’abitudine.
Per nostra fortuna questo tipo di relazioni sono proprio quelle di cui non si sente la mancanza. Amen.
Ti presento Thiago e David:

Io e Thiago_Mt.Eden_Auckland_New Zealand
Ho conosciuto Thiago nel 2013, quando mi trovavo in Australia. Per migliorare il mio inglese, allora terribile, decisi di iscrivermi ad un corso intensivo di lingua. Thiago era il mio compagno di classe. La nostra amicizia è iniziata sui banchi di scuola a cui eravamo tornati, entrambi ultra trentenni. Sarà per la stessa “fame”, sarà perché entrambi latini in un paese straniero, sarà perché semplicemente di valori simili, siamo diventati molto amici. In meno di tre settimane ci eravamo già raccontati tutto, avevamo condiviso avventure, sventure, feste e momenti topici di quelli che solo il viaggio sa regalare.
Dopo che Thiago se n’è andato dall’Australia l’ho sentito in poche occasioni. Giusto qualche volta in corrispondenza di eventi importanti.
Un giorno, mentre mi trovavo in Nuova Zelanda, Thiago mi manda un messaggio:
«Ho visto che ti trovi a Auckland; se rimani lì vedo di venirci in vacanza.»
Quando ho visto David la prima volta non potevo certo immaginare che quell’uomo neozelandese molto più grande di me, seduto sulla poltrona di un salotto di un mondo a me completamente sconosciuto, sarebbe diventato il mio migliore amico.
Nell’anno e mezzo passato in nuova Zelanda ne abbiamo passate di tutti i colori. Lui e Giovanna sono le persone che più mi hanno aiutato se escludo i miei diretti familiari. Mi hanno ospitato nelle loro case per un totale di cinque mesi, mi hanno messo a disposizione auto, bici, orecchi, abbracci e persino un posto dove poter scrivere.
Insomma, Thiago voleva venire in Nuova Zelanda e cercava un posto dove stare. Io mi sero appena trasferito a vivere in centro e David aveva una camera libera in casa sua = Thiago è venuto a stare da David per un po’.
Potrei parlarti delle infinite serate a suonare, a ridere, a piangere e a bere. Potrei raccontarti dei nostri barbecue a Mission Bay e del nostro calcio improponibile. Potrei raccontarti della nostra avventura a Bay of Island, di quando siamo scesi nelle buie caverne delle Abbey Caves abitate da anguille giganti, gamberi e vermi fluorescenti o di quando siamo saliti sul vulcano Rangitoto.
Ma per questo c’è tempo.
Oggi voglio solo rispondere a quella vecchia, scomoda domanda:
“E gli amici? Come la mettiamo con gli amici?”
Quelli che contano sono ancora tutti lì e molti altri li ho incontrati durante il viaggio. Pensa se non fossi mai partito…
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