Premessa: questo articolo è stato scritto alla fine di luglio 2019 ma mi è tornato in mente solo l’altra sera. Quando l’ho scritto mi trovavo nel mezzo della stagione estiva come trip leader nelle Dolomiti. Verrebbe da chiedersi perché non è stato pubblicato subito… è presto detto: quello stesso giorno mi sono improvvisato web master mandando in cacca il sito che è rimasto offline per un po’; tutto questo prima che il meccanico mi spennasse vivo per cambiare la vaschetta del raffreddamento della macchina. Insomma, alla fine di quella giornata non è che mi sentissi proprio in vena di ringraziare… tuttavia avrei dovuto. Tutte le cose che avevo scritto quella mattina avevano valore allora (nonostante il meccanico) e ce l’hanno anche adesso che un nubifragio tormenta la mia piccola cabina in mezzo ai boschi sull’Arthur’s Pass.
Dopotutto la gratitudine va coltivata e a volte la pioggia serve anche a questo.
Buona lettura, dunque.
La sveglia ha suonato molto presto ogni mattina negli ultimi quaranta giorni. Non c’è molto tempo per meditare quando la stagione va verso il picco; giusto una decina di minuti di respirazione prima di cominciare: c’è da pensare alle logistiche della giornata, c’è da vedere il percorso e le deviazioni, ci sono le bici e l’attrezzatura da preparare, c’è da decidere in quali punti supportare il gruppo, c’è da fare stretching prima di mettersi in sella o da caricare tutto sul furgone prima di mettersi al volante; poi una colazione d’albergo che sembra il cenone dell’ultimo dell’anno… e via!
Tra un imprevisto e l’altro la giornata passa in un lampo.
È sera: smetti i panni del power ranger sudato, corri in doccia, infilati gli abiti di gala, accorda il sorrisone e vai alla degustazione di vini e alla cena nel ristorante stellato che al terzo viaggio di fila inizi a rimpiangere un semplice brodino caldo consumato in pigiama, sul divano, davanti alla tv.
Ho aspettato tutto l’inverno di ricominciare la stagione come Trip Leader e mi è mancata la dinamicità di questo lavoro che tanto bene si sposa con la mia voglia d’avventura. Ho cominciato in Toscana il 14 di maggio e da allora non mi sono praticamente mai fermato. Qui alle Dolomiti ho avuto finalmente tre giorni liberi ( nei precedenti 38 giorni ne ho avuti 2); I primi sono volati nella sonnolenza, nei compiti al computer e in qualche giro a piedi o in mountain bike. Già domani si riparte con un altro tour, perciò resta solo questo piccolo momento.
Stamattina mi sono svegliato e finalmente ho potuto uscire sul balcone e fermarmi semplicemente a guardare il Sassolungo, bello come non mai, che svetta alle spalle della pineta.
Non ho pensato a niente mentre uno spiffero d’aria si faceva largo attraverso le vie respiratorie fino a pizzicare le corde vocali per far risuonare uno spontaneo “grazie” che è risultato percepibile probabilmente solo al mio orecchio.
Le fatiche compiute in questi ultimi mesi sono state forse le più intense di sempre: il libro, la musica, il lavoro da insegnante, quello di trip leader (con i relativi allenamenti pre-stagione), le diete, lo yoga, la meditazione, la lettura…
Tutti i miei centri hanno dovuto lavorare e collaborare per tenere in vita la macchina dei miei progetti che, da buon sognatore, sono tanti e sono grandi. Tuttavia, i miei centri e la mia forza non avrebbero potuto molto senza il sostegno di alcune persone e di alcune situazioni.
Ecco il motivo di quel “grazie” ed ecco perché voglio cercare di articolarlo meglio:
– grazie perché ho un corpo fisico che, nonostante qualche acciacco, mi permette di lavorare ad alta intensità, di scalare le montagne, di nuotare nel mare e di inseguire il richiamo della vita praticamente ovunque esso mi voglia portare.
– grazie perché ho preso abbastanza legnate da diventare un tipetto piuttosto coraggioso, di modo che la paura non sia più capace di fermarmi.
– grazie perché la mia famiglia e le persone che amo stanno bene, il che mi dà una nuova serenità che ho imparato a non dare mai per scontata.
– grazie perché i semi che ho piantato e curato con la massima dedizione stanno germogliando in qualcosa di davvero bello da raccontare.
– grazie perché ho la capacità di raccontare e la fortuna di avere qualcuno che mi ascolta.
– grazie a chi mi aiuta. E sono tanti, e sono bravi, e che Dio vi benedica.
– grazie ai miei lettori, a chi mi ha recensito, a chi mi ha scritto un biglietto, a chi ha suonato alla porta di casa per abbracciarmi, alla signora che ha recuperato il mio numero di telefono e mi ha chiamato qualche giorno fa per parlare del libro con me, alla ragazza che passa un periodo difficile e che ha trovato in quelle parole l’ispirazione per partire; a chi recita a memoria le frasi e a tutti coloro che mi aiutano a passare il messaggio… quanta soddisfazione per un ometto piccolo così!
– grazie alla natura che restituisce sempre l’identità.
– grazie alla bellezza dei posti che ho la fortuna di vivere.
– grazie ai miei studenti, ai miei colleghi e ai miei co-leader.
– grazie perché tutto ciò che faccio l’ho scelto di persona… e non è solo per me.
– grazie perché io non sono solo per me, perché non finisco in me.
Come mai spendo un’ora e mezza dell’unica giornata libera a ringraziare? Perché quando corriamo e pensiamo sempre in avanti diventa facile scordarsi la strada da cui siamo venuti e perché la gratitudine funziona molto meglio del caffè per iniziare una bella giornata.
Bravo piccolo uomo 😉