Scrivere VS Vivere, storia di un dilemma.

Written by passengerzero

15 Marzo 2019


La vita, quando scorre serena, è bello trangugiarla come un bicchiere di buon vino. È quando diventa troppo amara che va rovesciata sulle pagine.

Dopo quasi quattro anni di attesa, finalmente, il primo marzo 2019, “Zero” ha incontrato i suoi primi lettori. Non sto a dirvi l’emozione che ho provato la sera della prima presentazione che probabilmente ricorderò come uno degli anniversari più belli della mia vita. Riguardo ai commenti che sto ricevendo da quel giorno, invece, mi sento solo di dirvi GRAZIE!

Ovviamente, insieme agli incoraggiamenti e alle critiche sono arrivate anche parecchie domande, del tipo:

«Ma da quand’è che ti sei messo a scrivere?», o ancora «Stavi lavorando a un libro? E da quando? Non me n’ero manco accorto».

Effettivamente quella della scrittura è stata una passione che ho tenuto “silente”. Non so dire perché mi sia comportato così… Non credo si trattasse di scarsa autostima o di vergogna; dopotutto va ricordato che durante i concerti con la band uscivo sul palco in mutande…
Certo che mettersi  in mostra accompagnato da altri cinque ragazzotti, tutti vestiti da rockstar, a urlare versi non tuoi, non richiede di aprire le porte della propria interiorità più profonda… anche se devo ammettere che si trattava di qualcosa di maledettamente divertente!
Al contrario di quel che ho fatto con la musica, alla scrittura ho riservato un ruolo più sommesso: quello di “rifugio”. A parte scrivere temi a scuola (l’unica cosa in cui ero veramente bravo), tesi di laurea e qualche lettera, non ho mai prodotto granché. Ci sono stati momenti in cui, però, non ho potuto fare a meno di “vuotare il sacco”. Sono stati i momenti più bui della mia esistenza.
Quando la vita mi gioca qualche brutto tiro e la disperazione prende il sopravvento, automaticamente mi metto a scrivere, come se si trattasse di una valvola di sfogo. Ho scritto il giorno che mio padre se n’è andato di casa, ho scritto quando sono finito in ospedale, la notte prima del funerale ho scritto l’omelia per mia madre, ho scritto la prima pagina di Zero nel momento in cui ho perso le certezze…
Raramente ho impugnato la penna in momenti gioiosi. Francamente non credo ci sia nulla di strano:

La vita, quando scorre serena, è bello trangugiarla come un bicchiere di buon vino. È quando diventa troppo amara che va rovesciata sulle pagine.

Così almeno è stato per me, che ho la natura del bambino e del viaggiatore, molto più portata per il gioco e per la vita attiva che per quella riflessiva.
Infatti, qui lo voglio ammettere: scrivere Zero è stata una faticaccia!
Ho perso il conto delle ore, dei giorni e dei mesi che ho passato seduto alla scrivania; una vita che proprio non fa per me. Per giunta, mentre scrivere è stato un processo piuttosto naturale e anche piacevole, la stessa cosa non si può certo dire per la fase di revisione ed editing!

Comunque era una cosa che sentivo di fare da tempo e l’ho portata a termine nel modo migliore che ho potuto. Condividere la mia storia con i lettori è stato come liberarmi del peso di vecchie macerie che ancora gravavano sulle spalle.
Oltre a questo, i messaggi che sto ricevendo da chi ha già letto il libro mi ripagano ampiamente degli sforzi compiuti.
Per celebrare questa prima pagina della mia attività di scrittore ho pensato fosse bello svelare i retroscena di come è nato Zero e affrontare i temi che vi sono trattati in una serie di articoli che farò uscire settimanalmente (impegni permettendo) sul blog.

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Come sempre, buon viaggio e buona lettura!

 

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