Nuova Zelanda Capitolo 2: Coromandel, Cathedral Cove

Written by passengerzero

21 Giugno 2017

È un fresco venerdì mattina e il cielo è sgombro da nuvole (cosa non certo scontata da queste parti). Esco nel cortile della villetta di Te Atatu e mi fermo per un secondo ad ammirare la Whale in tutto il suo splendore. Le modifiche di David e la pulizia generale che le abbiamo dato la rendono irriconoscibile rispetto a quell’ammasso di muffa e polvere che avevo comprato solo pochi mesi fa.
Carico i bagagli in macchina assicurandomi di prendere maschera, boccaglio e scarpe da camminata. Ci aspetta un weekend all’insegna del mare e delle escursioni.
Quando anche Marika è pronta, salutiamo David e saltiamo a bordo. Mentre faccio retromarcia, mi scappa una risata nel vedere il letto montato sul retro. – Chissà se crescerò mai! –
Usciamo nel vialetto e ci mettiamo in strada in direzione sud-est.
Prendiamo la Highway 1 e passiamo accanto al centro di Auckland da cui svettano i grattacieli e la Skytower. Man mano che ci allontaniamo verso sud, le costruzioni si fanno sempre più basse e rare fino a lasciare terreno alle colline. Dai prati, di tanto in tanto, sbuca una fattoria e qualche gregge di pecore. È davvero sorprendente come basti allontanarsi un poco dalla città per venire inghiottiti dal verde acceso dell’erba.
Il tragitto ci porta ad incrociare la Highway 2 e a risalire verso nord sulla Highway 25A che taglia in due la penisola del Coromandel. Questa regione, il cui capoluogo è Thames, è una lingua di terra che si stacca dalla costa est e forma un corno che si estende fino all’altezza di Auckland, ma che rimane più esposto sull’oceano Pacifico. La penisola del Coromandel offre diverse attrazioni naturalistiche tra cui spiagge magnifiche e percorsi di trekking. Questo è il posto dove molti degli Aucklanders vengono a passare le vacanze. È all’incirca l’ora di pranzo quando arriviamo alla cittadina di Tairua

L’oceano si ferma sull’esterno della costa, che presenta una piccola apertura. Da qui, l’acqua entra a riempire la baia formando un calmo specchio d’acqua azzurra attorno al quale sorgono le case e le strutture turistiche.
Con una camminata di mezz’ora si arriva in un punto panoramico che offre uno spettacolo di colori dettato dalle maree.
Dopo esserci rifocillati in riva al mare, riprendiamo per l’ultima parte del nostro tragitto che ci porta ancora tra le colline fino allo svincolo per la nostra destinazione: il villaggio di Hahei.
Questo piccolo insediamento sul mare è stato uno dei primi luoghi che ho visitato qui in Nuova Zelanda. Ci sono stato insieme a Giovanna, David e Luca pochi giorni dopo il mio arrivo. Ricordo ancora la sensazione di stupore che avevo avuto nel passare tra le vie di villette basse prive di recinzione, con i loro praticelli simmetrici tagliati perfettamente. Mi era sembrato di muovermi in una puntata di telefilm d’oltre oceano. Arrivo al limite della spiaggia e procedo sulla via del lungomare fino alla casa di Jason. Quest’ultimo è un caro amico di David la cui famiglia possiede questa sorta di chalet marittimo. L’abitazione è piuttosto grande e ha al suo interno diverse stanze. Stavolta, però, non sono qui per usufruire della casa. Dormirò nella Whale e userò la casetta di Jason solo come “appoggio”. Nel giardino sul retro ci sono, infatti, una doccia, un tavolo e un filo per stendere. Parcheggio nel campo d’erba davanti all’ingresso dove un alto albero regala un po’ di riparo dal sole cocente del pomeriggio.
Scendiamo dalla macchina e subito scorgo, davanti all’ingresso della casa vicina, il vecchio John steso ad arrostire al sole come un pezzo di carne essiccata. Non credo che mi abbia riconosciuto, ma alza la mano in cenno di saluto. L’avevo incontrato durante la mia prima visita ad Hahei. Già allora mi ero stupito di quella che, più che un’abbronzatura, definirei una cottura.
Ricambio il saluto e inizio a sistemare le mie cose. Marika ed io non vogliamo perdere tempo… La magnifica spiaggia di Cathedral Cove ci sta aspettando!
Prepariamo gli zaini, ci infiliamo i costumi da bagno e iniziamo a camminare in direzione della spiaggia di Hahei. Quando siamo di fronte al mare, Marika inizia la sua lunga serie di “wow” della giornata. La sabbia chiara, le onde blu dell’oceano e il verde dei tondeggianti isolotti al largo regalano un gioco di forme e colori che lascia a bocca aperta. Io, che vivo ormai da quasi un anno immerso nella bellezza di questa terra, sono quasi abituato a spettacoli del genere. 

Nella parte nord, quasi alla fine del litorale, un piccolo sentierino si distacca dalla spiaggia e inizia a salire sulla scogliera immerso tra il fitto della vegetazione.
Una volta arrivati in cima, il percorso prosegue esposto sulla costa, offrendo per tutto il tempo un panorama mozzafiato sulle piccole isole e sull’oceano che si perde nell’orizzonte.
Ad un tratto, rimango ancora incantato nel voltarmi verso l’entroterra. Alla mia sinistra si estende una vallata di colline e pinete che mi ricorda un paesaggio quasi montano. Alla mia destra la costa dominata da un tipo di vegetazione più tropicale e dal mare azzurro.
Mi chiedo quanti altri posti al mondo possano offrire qualcosa di simile.
Ridiscendiamo in un fitto bosco fino all’imbocco di una lunghissima scalinata di legno. Procediamo in discesa fino a trovarci sulla sabbia bianca riparata dall’ombra delle piante sovrastanti. Ancora qualche passo e ci portiamo sulla famigerata spiaggia di Cathedral Cove. Ora diventa molto difficile descrivere a parole la bellezza di questo posto. Le onde azzurre dell’oceano arrivano a bagnare la sabbia bianca e splendente della spiaggia che è divisa in due da un’alta scogliera che presenta un’apertura nella roccia. Quest’apertura forma un arco naturale oltre il quale si riesce a vedere il resto della spiaggia. Appena oltre la sabbia, alcuni scogli escono dall’acqua come alte torri levigate dal mare e dal vento.  
Ci fermiamo sotto l’arco di roccia e attendiamo il nostro turno tra i visitatori per scattare diverse foto di quello che sembra un quadro disegnato dalla natura stessa. Mi viene da sorridere quando mi ricordo dove avevo già visto questo luogo. Avendo lavorato per diversi anni nell’elettronica, ho girato centinaia di negozi dove, sullo schermo dei computer di una marca molto nota, veniva proiettata proprio l’immagine di Cathedral Cove. Chi l’avrebbe mai detto che un giorno avrei avuto il piacere di godere di quel salvaschermo senza uno schermo di mezzo! Devo ammettere che lo spettacolo è molto meglio dal vivo.
Dopo esserci riempiti gli occhi e le memorie delle fotocamere, attraversiamo l’arco approfittando della bassa marea (in certi orari questa insenatura si riempie d’acqua e rende impossibile accedere all’altra porzione di spiaggia).
Stendiamo i nostri teli e ci lanciamo in acqua a giocare con le onde. Quando siamo sazi di mare, ritorniamo nella parte sud di Cathedral Cove dove c’è un rivolo d’acqua dolce che cade dalla scogliera: l’ideale per una doccia rinfrescante!
Verso il tardo pomeriggio ritorniamo ad Hahei e passiamo il resto della giornata nella spiaggia locale dove io mi procuro più di una sbucciatura giocando a fare bodysurf con onde più alte di me… Per la seconda volta nello stesso giorno mi chiedo se e quando deciderò di abbandonare la mia infanzia.
Con il calar del sole torniamo alla casa di Jason. Il tramonto sul piccolo villaggio è poetico, ma porta con sé qualcosa che lo è molto meno. Dall’erba si sollevano una miriade di mosquitos che iniziano a divorarci vivi. Siamo dotati di repellente, ma in Nuova Zelanda anche gli insetti sono più tosti. Nel giro di mezz’ora Marika è completamente piena di morsi e la sua pelle sembra reagire in modo piuttosto forte alle punture. Non possiamo passare la notte in questo stato. Jason mi aveva raccomandato di parlare con il suo vicino nel caso avessi avuto bisogno delle chiavi di casa.
Il vecchio John è sempre dove l’avevamo lasciato, ad abbrustolire sulla sua sedia sdraio.
Lo raggiungo e gli spiego chi sono e di cosa ho bisogno. John invita Marika e me ad entrare in casa sua. La villetta bassa è piuttosto ampia e presenta diverse stanze con letti a castello. Dalle numerose fotografie appese ai muri sembra che il nonnino abbia allestito una sorta di ostello della gioventù. Le immagini che vedo parlano di ragazzi e ragazze (in particolar modo ragazze), giovani e con l’aria del viaggiatore, che si sono fermati in villeggiatura proprio qui. Mentre fruga in un armadietto, John non smette di parlare, ma i pochi denti rimasti e l’accento strano rendono il suo dialogo complicato da capire.
Alla fine esce dall’armadietto con le chiavi e me le porge. Siamo pronti a tornare al nostro bivacco, ma il vecchietto ha voglia di chiacchierare e ci invita a fare un giro della casa. Effettivamente ci sono un sacco di posti letto per gli ospiti. John spiega che non chiede soldi per ospitare i viaggiatori, ma che si accontenta di un contributo per il cibo e di un po’ di compagnia. Il dolce vecchietto, tra un racconto e l’altro, inizia ad accarezzare i capelli di Marika che resiste al gesto di ritrarsi pensando a dove abbiamo visto mettere quelle mani poco prima…
Alla fine il vecchio ci mostra una grande camera con un letto matrimoniale. Chiede a Marika di dare un’occhiata alla fantasia disegnata sulle coperte e, quando lei è abbastanza vicina, le dà una spintarella che la fa cadere sul materasso.
– Scherzetto! – Esclama ridacchiando col suo sorriso sdentato.
Io devo tapparmi la bocca per non scoppiare a ridere mentre Marika si rialza imbarazzata con la faccia rossa come un pomodoro.
– Niente male per un omino di ottant’anni senza la prostata! – Sussurro divertito in italiano.
Con una scusa ci congediamo dal vecchio John che ci regala anche un peto spontaneo mentre ci saluta con il braccio.
Apriamo la porta della casa di Jason e ci chiudiamo dentro. Ci metto un po’ a smettere di ridere per l’incontro col vicino.
Trasporto l’occorrente per cucinare dalla Whale alla cucina dell’abitazione; prepariamo la cena e ci rilassiamo sul divano. Passeremo la notte all’interno per scappare dai mosquitos. Questo doveva essere il viaggio inaugurale della Whale e passare la notte in casa mi suona come una sconfitta. Tuttavia non ho alcuna voglia di dimostrare il mio valore facendomi sbranare dalle zanzare.
Solo quando la sera è ormai calata, usciamo a fare una passeggiata. Facciamo un salto al pub locale che è gremito di persone e perciò tiriamo dritti verso la spiaggia. Le vie del villaggio non sono illuminate e l’illuminazione pubblica è praticamente assente. Ci sdraiamo su una struttura di legno vicino al mare.
Il cielo stellato è uno spettacolo incantevole nel buio della notte. La costellazione della croce del sud risplende ad indicarci la direzione del nostro prossimo viaggio.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You May Also Like…

La piccola Italia

Personalmente, nemmeno da molto tempo, ho fatto pace con le mie origini. Ho fatto a pugni molte volte con le mie...

Categorie

x  Powerful Protection for WordPress, from Shield Security
Questo Sito È Protetto Da
Shield Security