Da che io ricordi, avevo sempre sognato di prendere uno zaino e partire per un’avventura. Da ragazzino immaginavo che avrei viaggiato, imparato nuove lingue e collezionato esperienze un po’ ovunque in giro per il mondo. Invece avevo quasi trent’anni, le nuove lingue le avevo imparate poco e male a scuola e le mie esperienze in giro per il mondo si erano limitate a qualche settimana di vacanza durante le estati con gli amici.
Quando avevo vent’anni avevo prenotato un volo per Londra, deciso a trasferirmi lassù per imparare l’inglese. Gli aerei mi facevano paura e le bombe esplose nella metropolitana della city mi avevano del tutto dissuaso dal seguire quel mio progetto.
Il resto della storia è un ritornello piuttosto comune: i problemi in famiglia, il lavoro, gli impegni quotidiani e dieci anni erano ormai volati via. Non posso dire che la mia vita fosse insoddisfacente. Professionalmente sono sempre stato piuttosto fortunato, ho sempre avuto attorno a me molti amici, una famiglia che, per quanto dilaniata dalle difficoltà, non mi aveva fatto mai mancare niente. Avevo iniziato l’università, ma tenevo molto alla mia indipendenza, così avevo dato la precedenza al lavoro. La mia passione per la musica mi veniva a salvare dalla noia della vita in provincia ogni fine settimana. Eppure qualcosa mancava.
Dentro di me sentivo chiaramente che c’erano frangenti della mia crescita per cui avevo fatto decisamente poco. Quel viaggio che avevo sognato non aveva smesso di battermi in testa puntualmente per quasi dieci anni. Oppormi a quel richiamo mi era costato quasi due anni di depressione, di attacchi di panico e di cure tra le più disparate.Anche se lo desideravo con tutto il cuore, non potevo partire. Avevo troppo da perdere: il mio lavoro, le mie relazioni, le mie sicurezze.
La vita ha uno strano modo di disporre i suoi insegnamenti e un giorno, senza darmi preavviso, ha spazzato via buona parte dei motivi che mi tenevano ancorato al mio porto.
Avrei certamente preferito partire per entusiasmo piuttosto che per disperazione e non arrivare alla scelta giusta dopo aver tentato tutte quelle sbagliate, ma cosa vuoi…
Da qualche tempo avevo iniziato a sentir parlare del Cammino di Santiago de Compostela. Per essere più preciso, sembrava che tutti quanti me ne parlassero. Qualche amico lo aveva percorso e me lo consigliava vivamente, altre volte lo sentivo nominare da perfetti sconosciuti a un tavolo di un bar o in fila alle poste. Io ero uno studente di filosofia (per quanto non dessi esami da un pezzo), e non avevo un buon rapporto con la religione. L’idea di fare il pellegrino non mi andava a genio, ma, d’altro canto, ora che non avevo più un lavoro, non potevo permettermi viaggi costosi. Ero sempre stato un buon camminatore, ma erano secoli che non andavo nemmeno a fare una passeggiata degna di questo nome e lassù c’erano ben ottocento chilometri da percorrere.
Questi e altri dubbi mi tolsero il sonno per un bel po’, fino a quando mi ritrovai al negozio di articoli sportivi e ne uscii con uno zaino e un paio di scarpe da trekking. Non sapevo dove andare, ma, in fondo, non importava poiché sapevo benissimo dove non volevo rimanere un minuto di più.
Un pomeriggio, ho salutato i miei e sono uscito dalla porta di casa con il mio grande zaino sulle spalle. Sono andato a Milano e da lì sono salito letteralmente sul primo treno per la Francia. Sono finito a Parigi (da tutt’altra parte rispetto a dove sarei dovuto arrivare), ho passato un’orribile nottata per strada e l’indomani ho raggiunto il punto di partenza del Camino Frances.
Da quando ho mosso i primi passi su quell’antica rotta tutto quanto è cambiato. Ho camminato nella meraviglia di campi dorati, di fitti boschi e di verdi pascoli alpini. Ho attraversato città antiche e fatto incontri preziosi. Il più prezioso di questi incontri l’ho avuto con la parte di me stesso che mi ero sempre impegnato a trattenere.
Il Cammino di Santiago è un viaggio che mette in contatto con l’essenza della nostra vita. Tutto ciò è inspiegabile, ma tuttavia innegabile.
È proprio da questo viaggio che è cominciato il mio vero Cammino, che dura tutt’ora e che ho intenzione continuare a percorrere.
Questo è stato il mio primo vero viaggio, un viaggio dal quale non so dire se sono davvero ritornato. Perché dal Cammino non si torna indietro.
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